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San Paride ad Fontem

La leggenda vuole che San Paride, giovane presbitero di origini greche, sia  sbarcato a Napoli con un gruppo di mercanti e di lì si sia incamminato verso l’interno della Campania. Giunto a Teano, restò incantato dallo splendore degli edifici che fiancheggiavano  la strada. Mentre osservava la bellezza della città vide avanzarsi un corteo e, curioso di conoscerne la ragione, chiese spiegazioni  a degli abitanti del luogo. Gli fu spiegato che in quella città veniva adorato un dio serpente e che  a lui ogni giorno le vergini appartenenti alle famiglie nobili della città  portavano doni e cibarie. Paride restò sconvolto dall’assurdità di tali riti e decise di intraprendere una lotta col serpente per estirpare un culto pagano che stringeva la popolazione nell’idolatria e nella paura. Non appena il serpente si fu affacciato all’imbocco della sua tana, Paride gli schiacciò la testa col bastone, lo legò con una fune e lo trascinò fino al vicino fiume Savone dove il serpente trovò la morte. I cittadini, indignati per l’offesa recata alle loro credenze, gettarono Paride davanti ai leoni perchè fosse sbranato. Soltanto quando videro che queste si piegarono dinanzi a lui, si convertirono al cristianesimo e lo elessero primo Vescovo della città.

Sul luogo ove si verificò lo scontro tra Paride ed il serpente fu innalzata una chiesa  all’interno della quale fu inclusa una preesistente sorgente di acqua perché  ad essa venisse assegnata una funzione di purificazione mediante l’immersione  dei catecumeni. Nel corso dei lavori di restauro dell’attuale basilica romanica,è stata portata alla luce, sotto il pavimento della Chiesa, la pianta del primigenio edificio paleocristiano e al suo interno il perimetro di una vasca che reca inciso su un lato, nella pietra,  una croce. Ai visitatori non claustrofobici è oggi possibile scendere al livello inferiore della Basilica e osservare i resti del tempio paleocristiano e della vasca.

La Basilica, nella forma che oggi possiamo vedere, fu costruita verso la fine dell’XI secolo e presenta assonanze costruttive e stilistiche con altre due importanti chiese romaniche di Teano: San Benedetto e Santa Maria de Foris. La facciata della chiesa si mostra con la classica forma a capanna ed il movimento esterno segue l’andamento in altezza delle tre navate interne. Il portale è costituito da tre elementi di marmo bianco, due verticali   che reggono una sovrastante piattabanda. Al di sopra del portale si alza un archivolto a sesto acuto, poggiante su due mensole laterali in marmo di spoglio asportato da un antico  edificio romano. L’archivolto è racchiuso in una cornice di tufo formata da tre fasce sovrapposte, decorate a dentelli, a cordone e ad ovuli. All’interno dell’archivolto esisteva un affresco di cui restano poche tracce di colore. Nella parte alta della facciate si aprono due monofore che danno luce alla navata centrale. Ai lati del portale e sulle due estremità sono collocate quattro colonne, che rappresentano soltanto alcuni elementi della struttura di sostegno di un portico che occupava la parte antistante la chiesa.  Le navate della chiesa sono divise in sei campate e ognuna di esse prende luce dalle corrispondenti monofore che si aprono lungo i muri laterali della navata centrale.

L’interno della chiesa presenta attualmente scarsi elementi decorativi, anche in considerazione della scarsità di arredo che caratterizzava fin dall’inizio il tempio. Nell’abside è visibile un affresco settecentesco che rappresenta la Vergine affiancata da San Paride e da San Giovanni Battista. La presenza di quest’ultimo Santo, notoriamente patrono dell’Ordine di Malta,  testimonia del fatto che la Chiesa fu ceduta nel 1400 al Sovrano Ordine di Malta e restò nella proprietà dei Cavalieri dell’Ordine di Malta fino a quando Napoleone Buonaparte, durante l’occupazione di Napoli, non li espropriò di ogni bene. A riprova di quanto detto è possibile osservare lungo il bordo dell’affresco, con la croce ottagonale che simboleggia proprio l’Ordine di Malta.

All’interno della chiesa è possibile inoltre osservare la cosiddetta cattedra di San Paride, formata da un tronetto in tufo chiuso da due braccioli laterali, anch’essi in tufo, decorati ad affresco in un colore che voleva riprodurre il fondo e le venature del porfido rosso.