piccola guida per chi vuole conoscere Teano

PICCOLA GUIDA PER CHI VUOLE CONOSCERE TEANO

 

La Città di Teano è posta alle falde del massiccio vulcanico di Roccamonfina, il più antico della Campania. Fondata nel IV sec. a. C., come centro urbano, dalla popolazione italica dei Sidicini. Fin dai tempi antichi, era coinvolta nei traffici tra l’Etruria e le colonie greche della costa campana. In epoca romana, raggiunse il massimo sviluppo grazie alla sua posizione strategica dovuta all’intersecarsi della Via Latina ( attuale Casilina) con la Via Appia. Ma già da epoca precedente la fondazione della Città, la popolazione viveva in villaggi sparsi nel territorio (località Torricelle, Carrano, Settequerce, S. Giulianeta), ed aveva nei grandi santuari come quelli in località Loreto e fondo Ruozzo, i propri centri di aggregazione religiosa, politica ed economica. Attualmente, l’antico perimetro urbano, è interamente individuabile grazie ai resti della fortificazione, alla presenza delle aree di necropoli (in località Gradavola, Campofaio, Orto Ceraso), ed alla conformazione stessa dei luoghi, soprattutto lungo il corso del fiume Savone. Per il geografo Strabone, vissuto in età augustea, la capitale dei Sidicini era la maggiore Città della parte interna della Campania dopo Capua. L’antica Teanum Sidicinum, ebbe un ruolo fondamentale nel conflitto tra Roma ed i Sanniti, per il controllo delle fertili pianure campane. Come è noto, lo scontro si risolse con la vittoria romana. In seguito, con Roma instaurò dei rapporti di alleanza, ma potè conservare la propria autonomia politica ed economica, ben documentata dagli elementi della sua cultura materiale: le emissioni monetali, la cospicua produzione fittile, sia di elementi architettonici che di ceramica fine da mensa (per la quale si servì anche di artigiani dalla Magna Grecia) e la produzione scultorea, che nei rilievi funerari riesce a raggiungere risultati di spicco nella cultura artistica italica. Tra il II e il I sec. a.C. la Città venne ampliata notevolmente, in particolare furono costruiti gli edifici da spettacolo (teatro e anfiteatro), che la posero all’avanguardia nell’area campano-laziale. Teanum ebbe lo stato di colonia sotto Ottaviano Augusto, e in età imperiale continuò a godere di straordinaria fortuna. In epoca longobarda l’abitato si restrinse all’antica arce sidicina, per ampliarsi all’attuale centro storico nel XI-XII secolo, con la costruzione di un complesso sistema di difesa composto da castello e cinta muraria.

Centro importante del monachesimo benedettino, a Teano ripararono nell’ottobre dell’883 i frati di Montecassino, in fuga dal loro cenobio distrutto dai Saraceni. E fu proprio a Teano che trovò la sua fine tra le fiamme il prezioso manoscritto della “Regula monachorum”, redatto dalla mano di San Benedetto.

Nel XVI secolo visse e morì a Teano – e il suo corpo riposa nella Chiesa dell’Annunziata – uno dei più importanti poeti di quel secolo, il petrarchista Luigi Tansillo, amato e celebrato da grandi scrittori coevi, quali il Tasso e il Cervantes.

Nell’immaginario collettivo Teano è universalmente nota per lo storico incontro del 26 ottobre 1860 tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele, evento che segnò una svolta decisiva nella costruzione dell’Unità d’Italia con la consegna al Re d’Italia del meridione liberato dall’oppressione borbonica.

Sono tanti i personaggi teanesi che hanno avuto ruoli di rilievo nella storia d’Italia: dal cronista Longobardo Erchemperto a Ludovico Abenavolo, uno dei tredici della disfida di Barletta; dal naturalista Stefano delle Chiaie a Carlo Laubergh, primo presidente del Governo Provvisorio della Repubblica Partenopea; da Antonello Petrucci, segretario di Stato di Ferrante d’Aragona, a Nicola Gigli, Ministro del re Ferdinando II.

 

Teano, natura e paesaggio.

Il territorio di Teano, inserito nel Parco Regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano, si estende su una superficie di circa 100 kmq.  Nel suo vasto ambito il paesaggio cambia lentamente forme e colori, passando dalle dolci colline alla fertile pianura, dal verde intenso dei castagneti e dei faggeti alle morbide tinte dei frutteti e degli orti. Sul lato Nord, dove la campagna si arrampica verso il Vulcano spento di Roccamonfina, la primavera inonda i boschi e i sentieri degli straordinari colori dei fiori: orchidee, ginestre, ciclamini, margherite, viole, fiori selvaggi che sbocciano in uno scenario ancora incontaminato e salubre. Verso Est il territorio degrada fino alle pianure con i suoi oliveti e vigneti, mentre a sud è tutto un susseguirsi di coltivazioni intensive di frutta e nocciole, prodotti di qualità che costituiscono uno degli elementi principali   dell’economia della Città. Dalla Caldera del vulcano di Roccamonfina scende il fiume Savone, citato da Orazio in una delle sue satire, il fiume che ha visto nascere e prosperare sulle proprie sponde la vita dell’antico popolo italico dei Sidicini,  un fiume che attraversa, con i salti delle sue tante cascate, tutto il territorio di Teano, creando un habitat di assoluta bellezza ed interesse naturalistico, il fiume che ancora conserva lungo il suo corso i resti di antiche ferriere e di mulini che un tempo erano alimentati dalla sua energia.

Il territorio di Teano è cosparso di numerose sorgenti che offrono acqua purissima: di straordinario interesse è la sorgente delle Caldarelle ricordata da Plinio e da Vitruvio per il suo prodigioso potere curativo. Dalle profondità vulcaniche sgorga una polla d’acqua ferruginosa che deposita nel suo letto un fango color ruggine che veniva utilizzato, nel piccolo stabilimento termale attivo fino a qualche decennio fa, per combattere le malattie della pelle,  delle ossa e  dell’apparato digerente.

I boschi e le campagne di Teano sono abitati da una ricca fauna: la volpe, il cinghiale, la poiana, l’upupa, lo sparviero, il picchio verde, il nibbio e tanti altri animali che riempiono con le loro voci e i loro rapidi movimenti il silenzio delle colline. Di non meno interesse e bellezza è la particolare fauna che vive intorno alle sponde tufacee del fiume Savone: martin pescatori, aironi cinerini, garzette, tarabusini, gallinelle d’acqua, e tanti altri ancora. Tutto il territorio boscoso che circonda Teano è attraversato da sentieri antichi dai nomi suggestivi, come ad esempio il Sentiero dei Giganti ed il Sentiero delle Ginestre: niente di meglio per chi ama fare facili e suggestivi Trekking nella natura guidati da accompagnatori che conoscono ogni angolo delle nostre colline e dei nostri boschi.

 

Il percorso  storico archeologico.

 

L’itinerario prevede la visita ai siti archeologici del periodo antico. Il Teatro (II-I sec. a.C.),  è situato sulle pendici orientali dell’altura denominata Villino S. Antonio, a brevissima distanza dalla zona di S. Pietro a Fuoco, identificato dagli archeologi nel Foro di Teanum Sidicinum. Il Monumento, interamente dissepolto e in fase di restauro, è uno dei più antichi con la cavea  appoggiata su arcate, rifatto e ampliato poi alla fine del II sec. d.C, con una scena marmorea monumentale. Alle pendici meridionali del Villino S. Antonio, sono stati individuati i resti dell” Anfiteatro ( I sec.  a.C. ; rifacimenti I-II d.C.), che sembra costituire, insieme al teatro, un vero e proprio quartiere degli spettacoli.

La visita prosegue alle  Mura e al Borgo Medioevale. Nel IV sec. a.C., quando fu abbandonata dalla popolazione la parte pianeggiante del territorio, l’acropoli di Teano fu racchiusa da una possente cinta muraria in blocchi di tufo, visibili in Via N. Gigli.  In epoca Medioevale, in seguito all’ampliamento della città, l’antica cinta murale preromana fu affiancata, lungo il versante orientale, da una seconda cinta murale.

L’itinerario termina presso il Museo Archeologico di Teanum Sidicinum, ospitato nell’edificio tardo gotico ( noto come Loggione o Cavallerizza), riassume il divenire storico della città di Teano dal periodo preistorico, alla tarda Antichità. La visita si svolge lungo sette sale, dove possono essere ammirati i principali reperti archeologici dei siti. Nelle prime due sale, sono esposti oggetti relativi al tema della religione e ai santuari extraurbani Sidicini, come la ricca produzione in ceramica di doni votivi. La terza sala,è occupata dai materiali provenienti dal Santuario della località Masseria Soppegna, Fondo Ruozzo.  La quarta e la quinta sala, sono dedicate ai villaggi e ai corredi funerari delle diverse necropoli (tra cui Torricelle e Orto Ceraso). La sesta sala è dedicata alla città ellenistica e romana. La settima,  espone i materiali provenienti dal teatro.

Di particolare valore storico, religioso ed artistico è il Mosaico del IV sec. d. C. collocato nella penultima sala. In essa è raffigurata, attraverso una sgargiante tessitura musiva, forse per la prima volta nel mondo cristiano, la scena dell’Epifaniacon Gesù Bambino, Maria Giuseppe e l’omaggio dei Re Magi.

 

 

 

Il percorso religioso.

 

L’itinerario inizia con la visita all’originaria Cattedrale, denominata S. Paride ad Fontem (a  2 km dal centro verso la Casilina), la chiesa (riconsacrata di recente), ha uno schema tipicamente romanico. Edificata nell’XI secolo su una basilica paleocristiana, è la più antica testimonianza del culto cristiano in queste zone, perché costruita presso la sorgente dove S. Paride, ateniese di nascita, nel IV sec. annientò il culto idolatrico del dragone. Negli ultimi trent’anni, è stata ampiamente saccheggiata e spogliata di preziosi cimeli, attualmente sono visibili solo le strutture murarie.

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Salendo verso la Città si arriva nel cosiddetto Borgo Sant’Antonio Abate dove si trova, proprio nel punto dove la Via Francigena attraversava l’abitato di Teano, la  Chiesa dedicata al culto del Santo Eremita. Costruita nel XII secolo, faceva parte di un complesso monastico con annesso ospedale in cui operavano i monaci Antoniani, particolarmente esperti nella cura dell’herpes zoster, malattia nota come “fuoco di Sant’Antonio”. Di straordinario interesse è l’abside con gli affreschi giotteschi che narrano la vita del Santo.

Proseguendo nel percorso e proseguendo lungo la cinta muraria della Città, si giunge nel largo antistante la porta che immetteva nel Borgo,basso di Teano. Qui, nel Largo dove si apriva una delle sei porte della Città, si incontra la Chiesa di Santa Maria La Nova. La Chiesa trae la sua denominazione dal fatto che la Chiesa attuale, appunto “nova”, fu costruita in sostituzione di una antica cappellina, edificata forse nel X secolo fuori le mura medioevali, che si era rivelata insufficiente a contenere la crescente massa di devoti richiamati dalla prodigiosa immagine della Madonna della Quercia in essa venerata. Interessante è il campanile romanico a tre piani affiancato alla Chiesa. L’altare che un tempo era collocato nella Cattedrale , l’ara maxima, è stato restaurato dopo i bombardamenti dell’ultima guerra ed è stato ricollocato nella Chiesa di Santa Maria La Nova. In una Cappella laterale della Chiesa è stato negli anni recenti portato alla luce uno straordinario affresco di ispirazione giottesca che raffigura il Cristo.

 

La Cattedrale, costruita nel XI sec. e completata nel XII sec., dal Vescovo Mauro, fu distrutta dai bombardamenti del 1943, e ricostruita nel 1957 su progetto dell’architetto R. Pane (che ricalca la chiesa romanica del XII sec). Nella cappella, denominata “Cappellone di S. Paride”, sono conservate le reliquie del Santo, primo Vescovo della Diocesi, e sulle pareti, sono collocate le bellissime pale d’altare del pittore Francesco De Mura. La Cripta dal 1979 ospita, per volere del Vescovo Sperandeo, il Museo Diocesano  dove sono esposti preziosi frammenti dell’antica Cattedrale.

Altrettanto suggestivi, sono i bellissimi rifacimenti barocchi della Chiesa di S. Francesco  in Piazza Municipio. Edificata nel trecento circa, in stile gotico, in seguito all’arrivo a Teano dei Frati Minori Conventuali i quali, fecero costruire anche un poderoso monastero, oggi sede del Comune. La chiesa conserva un magnifico soffitto a cassettoni dorato con cento rosoni, e un coro ligneo con decorazioni in rilievo dorate.

L’itinerario prosegue lungo il Corso V. Emanuele, con la visita alla Chiesa della SS. Annunziata o Ave Maria Gratia Plena. L’edificio attuale, che rappresenta l’evoluzione di un precedente tempio di fine XIV sec., fu completata nel 1742 da Domenico Antonio Vaccaro, con stucchi e sculture di pregevole fattura. Quasi totalmente distrutta dai bombardamenti della II guerra mondiale, la Sala . dell’Annunziata, ricostruita di recente, è  attualmente adibita a spazio espositivo.

 

Il percorso dei Monasteri.

Un primo nucleo benedettino si era insediato a Teano forse già nel VI sec., e un vero e proprio complesso monastico era sorto nella prima metà del IX sec. presso l’antica via Latina (oggi Via Casilina). Altri Conventi cittadini furono i due grandi conventi femminili di Santa Maria de Intus, fondato nel IX sec.e rimaneggiato alla metà del XVIII sec., e il monastero di  Santa Maria de Foris, fondato anch’esso nel IX sec., parzialmente conservato ed oggi  occupato dall’ospedale.

L’itinerario, prevede la visita al Monastero di clausura e alla Chiesa di S. Caterina.

Nel Monastero, fondato nel 1554 dalla Principessa di Teano Clarice Orsini, le Monache Benedettine continuano a tenere viva una tradizione monastica femminile, dedita all’adorazione e al lavoro. Edificata nel XVI sec. su di un edificio di epoca medioevale, a sua volta impostato su strutture di età romana, si presenta oggi nella veste barocca conferitale dagli interventi effettuati nel 1600-1700 circa. Sulle pareti, sono collocati i pregevoli dipinti di Belisario Corenzio, della sua scuola (XVI sec.) e di Francesco De Mura (XVIII sec.).

.Un tempo le Monache, gestivano anche un asilo per bambine, ed una scuola di cucito e ricamo. Oggi provvedono alla confezione delle ostie, continuano a ricamare con grande abilità, e offrono ospitalità a persone desiderose di compiere un ritiro spirituale.

La visita prosegue alla Chiesa di S. Benedetto con l’annesso convento. Il complesso monastico, fondata nel IX sec., ospitò la regola originale di S. Benedetto quando in esso si rifugiarono  i monaci di Montecassino per sfuggire alle invasioni saracene. E fu proprio qui che, a causa di un incendio sviluppatosi nel Convento, fu perduta la Regula Monachorum scritta di pugno di San Benedetto. La chiesa, a tre navate, ciascuna terminante con un’abside, fu costruita con materiali di spoglio di epoca romana. La facciata in tufo, si sviluppa su diverse altezze, e  presenta nella parte centrale un portale con tracce di decorazioni dipinte. Venne restaurata dal Cardinale Perrellio, nel XVIII e ancora nel XIX sec.

L’itinerario prosegue presso il Convento e la Chiesa di Santa Reparata (IX sec. circa), la cui origine è legata ad una particolare Leggenda che parla del martirio di  Reparata, una cristiana perseguitata ai tempi dell’Imperatore Decio. Il monastero, fu soppresso dopo il Concilio di Trento , per la sopravvenuta proibizione di tenere monasteri femminili fuori dall’abitato e le monache benedettine, furono accolte nel monastero di S. Caterina. Nel XIX sec. è stato affidato, dal Cardinale D’Avanzo Vescovo di Teano, ai Missionari Redentoristi (presenti ancora oggi).

Il percorso termina presso il Convento e la Chiesa di S. Antonio, fondati nel 1427 dai Frati Minori Conventuali (figli di S. Francesco d’Assisi che ancora vi risiedono), sulla collina che fronteggia Teano (1,5 km dal centro). La chiesa, ad una navata con volta a tutto sesto e decorazioni barocche, è costruita accanto al chiostro quattrocentesco. Il chiostro è in tufo grigio locale, ed è nella parte inferiore, delimitato da arcate ogivali sorrette da fasci di colonne, e capitelli di fattura tardo-gotica, mentre il  Refettorio  (a piano terra), è rivestito di preziose maioliche settecentesche. L’area che circonda il Santuario ospita: un parco giochi, un’area pic-nic e per i camperisti, con comode strutture di accoglienza per i visitatori. Il 13 giugno, nell’area si celebra la festa del Santo e si tiene una fiera.

 

L’Incontro di Teano

 

La mattina del 26 ottobre 1860 il territorio di Teano fece da teatro allo Storico Incontro tra Vittorio Emanuele II e il Generale Giuseppe Garibaldi. L’evento che segnò un momento nodale nella storia dell’Italia, ebbe luogo in una piccola radura vicino al Ponticello di San Cataldo, sul lato sinistro della Strada Provinciale Caianello-Teano. In quella fredda e umida mattina i due grandi protagonisti del Risorgimento si strinsero la mano, segnando con quel gesto la nascita dell’Italia unita.

Dopo l’Incontro di Borgonuovo di Teano, il Re e Garibaldi cavalcano affiancati, per circa quindici minuti, alla volta di Teano. Alle porte della Città, nell’attuale Piazza Marconi, le strade dei due si divisero: il Re percorse l’attuale Viale Italia e si diresse verso il Palazzo Caracciolo dove restò ospite per tre giorni. Al contrario, il Generale Garibaldi si fermò solo per qualche ora nel Centro di Teano. Entrato in paese, si accomodò su una panca di legno, nella “Stalluccia” esistente nel Largo del Muraglione. Il tempo di mangiare un paniere di fichi ed un pezzo di formaggio offertigli dalla gente, di bere un sorso d’acqua, di ordinare la liberazione di due prigionieri politici rinchiusi nella prigione del Castello e, nella stessa mattinata, Garibaldi lascia Teano per portarsi prima ai suoi accampamenti di Calvi e successivamente a Napoli.

 

 

Il Museo Garibaldino e del Risorgimento

 

In occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Incontro di Teano, è stato inaugurato nel cortile interno del Comune un piccolo ma interessante Museo in cui sono raccolti cimeli, documenti, libri, armi, costumi, fotografie che offrono un interessante quadro della epopea garibaldina e del Risorgimento italiano. Nella prima sala sono esposti in prevalenza quadri, fotografie e stampe, tutti dell’800, che raffigurano i grandi protagonisti del Risorgimento, da Garibaldi a Vittorio Emanule II, da Cavour a Mazzini. Una particolare emozione suscita nei visitatori una grande fotografia del Generale da lui stesso autografata. Tra le stampe che illustrano l’Incontro di Teano, fa bella mostra di sé una grande tavola pubblicata, nel dicembre 1860, dalla più importante rivista inglese dell’epoca – il “London News” – dove, insieme ad una dettagliata descrizione dell’Incontro, viene raffigurata, da un illustratore al seguito della spedizione dei Mille, la scena della stretta di mano tra i due protagonisti di quella storica mattinata.